lunedì, settembre 04, 2006

GIUSTIZIA, ECCO LE RAGIONI DELL’INDULTO

Mattino di Padova 04-08-06
Ho votato a favore dell’indulto con convinzione e sono intervenuto nel dibattito alla Camera. Credo che molte delle polemiche strumentali e demagogiche di questi giorni dipendano dalla scarsa conoscenza del provvedimento e mi pare, perciò, utile spiegarne le motivazioni in modo semplice e sintetico.
L’indulto non cancella il reato, riduce solo una parte della pena. Con l’indulto infatti si accorcia (al massimo di 3 anni) la permanenza in carcere dei condannati. L’indulto riduce il numero dei carcerati e migliora le condizioni delle carceri. I detenuti sono circa 60.000, mentre le carceri possono ospitare al massimo 43.000 persone. Oggi le prigioni sono luoghi disumani, dove molte persone, incarcerate per reati minori, entrano in contatto con la grande criminalità. Così non c’è prevenzione, né rieducazione; anzi, in carcere molti imparano a delinquere. L’indulto applica la Costituzione. La Costituzione deve essere applicata e difesa sempre, non solo quando conviene. L’articolo 27 dice che: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». L’indulto non è un colpo di spugna. L’indulto si applica solo dopo la sentenza di condanna. I processi si svolgeranno, i reati verranno perseguiti, le responsabilità accertate.
L’indulto favorisce la sicurezza dei cittadini. Con l’indulto sarà possibile cambiare le carceri e renderle luoghi per la rieducazione e il recupero dei detenuti, che devono uscire dalla morsa della criminalità. La sicurezza dei cittadini può aumentare solo se diminuisce il numero di chi commette reati. Inoltre, in cambio dello sconto di pena, il beneficiario non deve commettere reati nei 5 anni successivi, altrimenti l’indulto è annullato. Dall’indulto sono esclusi i condannati per i reati più gravi: terrorismo, mafia, devastazione e saccheggio, appartenenza a banda armata, violenza sessuale, tratta di esseri umani, usura, produzione e spaccio di grandi quantitativi di sostanze stupefacenti, sequestro di persona, pedofilia, discriminazione razziale. L’indulto non riduce le pene accessorie, che sono le più efficaci per i reati finanziari e contro la Pubblica Amministrazione. In questi casi contano l’accertamento delle responsabilità, delle connessioni, dei complici. Per i reati economici, fiscali, finanziari e di corruzione le cose importanti sono il risarcimento del danno, la restituzione del maltolto e le pene accessorie. L’indulto non salva i corrotti. Infatti, contrariamente a quanto Italia dei Valori e altri dicono in modo strumentale, tra i detenuti in carcere non ci sono politici corrotti. E, dunque, l’indulto non riguarda questa categoria di reati. Il Codice Penale punisce questo tipo di reati con pene detentive molto basse e, pertanto, i condannati scontano quasi sempre solo pene accessorie (come l’interdizione dai pubblici uffici). L’indulto è un provvedimento molto usato, che era previsto anche nel programma del centrosinistra Dal 1946 ad oggi ci sono stati 20 provvedimenti di indulto e 24 di amnistia, sempre con la finalità (raggiunta) di decongestionare le carceri. L’ultimo indulto risale al 1990; dal 2003 il Parlamento ha provato più volte ad approvare l’indulto senza riuscirci. Per questo, tutto il centrosinistra ha inserito l’indulto nel suo programma. L’indulto è solo il primo provvedimento per migliorare la sicurezza dei cittadini L’indulto è uno dei primi provvedimenti in materia di giustizia e sicurezza. Nei prossimi mesi andranno in discussione il disegno di legge per fermare le modifiche all’ordinamento giudiziario varate dalla destra, i provvedimenti per annullare le leggi «ad personam» che hanno favorito gli amici di Berlusconi, la riforma del Codice Penale, della legge sulla droga e di quella sull’immigrazione. Le scelte del centrosinistra sono in controtendenza con quanto è accaduto nella precedente legislatura, come si vede anche con l’indulto. In particolare è fondamentale ricostruire un clima di rispetto e di ascolto nei confronti della Magistratura, alla quale devono essere garantite l’autonomia e l’indipendenza previste dalla Costituzione. Solo così sarà possibile aumentare la sicurezza e far funzionare meglio la giustizia.
Alessandro Naccarato deputato veneto dell’Ulivo

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