martedì, settembre 12, 2006

L'Europa che guarda al Partito democratico


L'Europa che guarda al Partito democratico

Intervento di Luciano Vecchi, responsabile politica estera segreteria nazionale Ds

«L’Italia dell’Ulivo è la novità che sta facendo la differenza in Europa e nel mondo». «Faremo di tutto per sostenere la nascita e il rafforzamento del Partito democratico in Italia». Sono state queste le affermazioni che più abbiamo avuto modo di ascoltare, in queste settimane, e, da ultimo qualche giorno fa a Strasburgo, negli incontri che i Democratici di sinistra hanno avuto con esponenti dei partiti socialisti europei. Vi è certamente un grande interesse e apprezzamento tra le forze democratiche e progressiste del nostro continente, e in maniera particolare all’interno della famiglia socialista, nei confronti della nuova fase del nostro Paese, del governo Prodi, dell’originale esperienza politica che qui si sta compiendo. E’ per questi motivi, per conoscere più approfonditamente il processo che in Italia deve portare alla costruzione del Partito democratico, che il gruppo socialista al Parlamento europeo ha invitato, nei giorni scorsi, il Segretario dei Democratici di sinistra Piero Fassino ad intervenire alla assemblea plenaria del gruppo. Alcuni resoconti giornalistici e taluni commenti su quella visita e sui suoi esiti rischiano di dare una percezione non corrispondente alla realtà di quelle che sono invece una forte simpatia e un ampio consenso che sta suscitando nei partiti socialisti europei l’esperienza italiana. Siamo certamente soltanto nella fase iniziale di un confronto che è bene approfondire e che è destinato ad interagire con la realtà politica europea. Proprio per questo è di fondamentale importanza che, sin da ora, l’esperienza dell’Ulivo si confronti con la dimensione della politica a livello europeo e internazionale e che riesca a conquistare simpatia e consenso, a sviluppare alleanze e a partecipare pienamente al dibattito, alla riflessione e all’iniziativa anche al di là dei confini del nostro Paese. Mi pare quindi di grande rilevanza che, grazie all’iniziativa dei Democratici di sinistra, stia maturando nella famiglia socialista europea la consapevolezza che il processo di costruzione del Partito democratico possa rappresentare una grande opportunità. Così come abbiamo l’interesse e la volontà che l’Ulivo diventi sempre più la casa comune dei riformisti italiani, dove convergano percorsi e tradizioni diversi, uniti da valori, programmi e obiettivi comuni. Così si sta diffondendo la consapevolezza che dalla nostra esperienza italiana, del tutto peculiare, possa venire un contributo forte per allargare il campo delle forze progressiste nel nostro continente. Tutto ciò non pregiudica né predefinisce oggi caratteri, tappe e punti di arrivo di un percorso che in Italia deve essere condiviso e determinato da volontà comune. Sarebbe tuttavia sbagliato e rischierebbe di privarci di un’interlocuzione e di un ambito di lavoro essenziale, se non cogliessimo la disponibilità mostrata verso il Partito democratico da parte della più importante famiglia europea ed internazionale, che raccoglie gran parte dei partiti di centrosinistra e del riformismo democratico in Europa e nel mondo. D’altronde le forze che fanno parte dell’Ulivo, e la stessa azione di Romano Prodi come Presidente della Commissione Europea, si sono battute per ottenere il riconoscimento anche costituzionale della funzione dei partiti politici europei, come strumenti essenziali per favorire l’elaborazione politica, la partecipazione e la presa delle decisioni a livello dell’Unione Europea, andando al di là dei particolarismi nazionali. Il rapporto e l’interazione col PSE, a cominciare dalla dimensione del Parlamento Europeo, è quindi un tema essenziale per ogni forza riformista e progressista europea. Non si tratta quindi di porre una questione di “identità” o tanto meno di una astratta “scelta ideologica” quanto invece di non lasciare sfuggire una opportunità vitale per ogni grande forza riformatrice. PSE e Internazionale Socialista sono oggi organizzazioni plurali, che si sono nel corso degli anni ampliate, in cui convergono le esperienze più significative del riformismo europeo. La dinamica politica italiana deve trovare riscontro e capacità di azione, nella dimensione europea, anche attraverso un proficuo rapporto di sinergia e di dialettica con esse. Le sfide che abbiamo di fronte nel nostro continente, dal rilancio del processo costituzionale europeo alla affermazione del ruolo dell’Unione Europea come attore sulla scena internazionale, dalla qualità dello sviluppo economico e sociale alla capacità di governare i fenomeni migratori, dalla garanzia dell’accesso alle risorse energetiche allo sviluppo di nuove politiche di cooperazione internazionale, che richiedono di costruire una piena capacità di azione anche a livello europeo. Avremo modo di discutere e confrontarci su queste sfide che, per loro natura, sono complesse. Non è bene cominciare pronunciando dei “no”. Occorre invece intelligenza, tenacia e immaginazione per fare in modo che la forza e le potenzialità del riformismo italiano si collochino efficacemente al centro dei processi politici del nostro continente.
www.dsonline.it (11/09/2006)

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