venerdì, settembre 01, 2006

Il salvagente-Eni non basta per Salvare il Petrolchimico



Il ministro Bersani giudica insufficiente il piano di rilancio della Dow Chemical
Mestre
È arrivata ieri mattina da Midland negli Stati Uniti la lettera con la quale la multinazionale Dow Chemical Company annuncia la chiusura definitiva dell'impianto Tdi di Porto Marghera. Appena il giorno dopo l'incontro con il ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, è arrivata la conferma delle anticipazioni dei vertici della Dow Italia.
La palla, insomma, passa definitivamente all'Eni, che il ministro Bersani vuole coinvolgere nel salvataggio del Petrolchimico di Marghera e nel rilancio della chimica in tutta Italia.
L'altro ieri, in proposito, l'amministratore delegato Paolo Scaroni ha presentato a Bersani la sua proposta, ma il ministro la ritiene ancora insufficiente, anche se ci ha comunque visto i presupposti per arrivare ad un accordo entro breve tempo. Così ora Scaroni, con il suo staff, sta elaborando un nuovo piano, più dettagliato e più ricco, che presenterà nei prossimi giorni, se non già oggi, entro lunedì o martedì della prossima settimana, visto che Bersani ha già convocato per mercoledì prossimo gli enti locali.
Nella proposta avanzata dall'Eni la parte chimica è troppo secondaria rispetto all'investimento sulla raffineria che il gruppo ha intenzione di rinnovare completamente con un investimento di circa 400 milioni di euro (dei 700 complessivi che intende investire a Marghera). Inoltre le condizioni poste dall'Eni sono giudicate troppo stringenti dal dicastero per lo Sviluppo: se è comprensibile che il gruppo energetico decida di investire sulla chimica a Marghera solo se il ministero dell'Ambiente concederà le autorizzazioni attese per gli impianti di clorosoda e di cvm-pvc, è più difficile da accettare che l'Eni subordini il suo coinvolgimento a quello dell'altra multinazionale, Ineos-Evc, o ad altri fattori. Infine l'impegno a farsi carico dei lavoratori che perderanno il posto in seguito alla chiusura del Tdi di Dow è scritto alla fine del documento, e quindi anche questo dipende dal realizzarsi di tutte le condizioni poste. E questo al ministro non sta bene.
«O si arriva ad un documento dal quale traspaia la convinzione che l'area di Porto Marghera è strategica anche nei programmi dell'Eni, oppure non si va da nessuna parte - ha commentato ieri il presidente della Provincia, Davide Zoggia, dopo un colloquio telefonico con il ministro Bersani - Perché è vero che c'è il problema dei lavoratori Dow da sistemare, ma io starei molto attento anche alla tenuta complessiva del comparto chimico veneziano. Comprendiamo bene il forte interesse di Eni per la raffineria, e lo giudichiamo legittimo, ma la chimica non può essere di risulta».
Lo stesso sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, ieri ha detto che «l'Eni non può pensare di fare solo raffinazione a Marghera, perché deve valorizzare la vocazione industriale, e il Governo deve impegnarsi per mettere uno stop allo smantellamento delle industrie, in atto non solo a Porto Marghera».
Il ministero per lo Sviluppo, ha assicurato ieri Bersani agli enti locali, ha impegnato tutti i suoi uffici per affrontare e risolvere al meglio questa emergenza che, se non risolta, «rischia di produrre un nuovo Caprolattame - ha ricordato infine il presidente Zoggia -: l'impianto dell'Eni è stato chiuso qualche anno fa e qualche centinaio di lavoratori sono ancora in attesa di un altro posto di lavoro».
Elisio Trevisan

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